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Vivian Maier: La Fotografa Invisibile che ha Scritto la Storia Senza Saperlo

Un talento nascosto, un archivio segreto e una scoperta che ha cambiato la storia della Street Photography.


Guarda il video con le foto di Vivian Maier su Youtube



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La sua storia sembra uscita da un romanzo: una tata americana che ha trascorso la vita a scattare migliaia di fotografie, senza mai mostrarle a nessuno. Un talento incredibile, rimasto nell’ombra fino a quando, per puro caso, il suo lavoro è stato scoperto e ha incantato il mondo intero.


Vivian Maier / Auoritratto riflesso su una vetrina
© Vivian Maier/Auoritratto riflesso su una vetrina/Maloof Collection, Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York

Ma chi era davvero Vivian Maier?

E perché ha scelto di nascondere il suo talento?


Vivian Maier nasce nel 1926 a New York da una famiglia di immigrati francesi. La sua vita è un continuo spostarsi tra Stati Uniti e Francia, finché, negli anni ‘50, si stabilisce definitivamente negli USA, lavorando come tata per famiglie benestanti. Un mestiere che le permette di osservare il mondo con discrezione, come un’ombra che si muove silenziosa nelle strade delle città americane.


C’è un dettaglio fondamentale che ha contribuito a determinare il lavoro di Vivian Maier, Portava sempre con sé una macchina fotografica, una biottica Rolleiflex. Nei suoi giorni liberi, e persino durante le passeggiate con i bambini di cui si prendeva cura, scattava incessantemente, riuscendo ad immortalare la vita urbana di Chicago e New York con un occhio che oggi riconosciamo come straordinariamente moderno: attento ai dettagli, ai volti, alle espressioni, ai giochi di luce e ombra.


Vivian Maier ha vissuto e fotografato in un’ America in grande trasformazione. Gli anni ‘50 e ‘60 furono sì un periodo di crescita economica e industriale, ma anche un periodo di forti tensioni sociali. Le sue fotografie raccontano un paese diviso tra il progresso avanzava e le difficoltà delle classi più povere , mostrando con straordinaria sensibilità


gli emarginati, i lavoratori e i momenti di vita quotidiana che spesso sfuggivano agli occhi della maggior parte delle persone.

Le tensioni razziali, il movimento per i diritti civili, il boom della middle class americana: tutti elementi che, in modo sottile, emergono nei suoi scatti. Pur non avendo una posizione politica esplicita, la sua fotografia coglie le disuguaglianze e le differenze di classe con una profondità straordinaria.


Vivian Maier / New York 1956
© Vivian Maier / New York 1956/Maloof Collection, Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York


Un Archivio Segreto

Si stima che Vivian abbia scattato oltre 100.000 fotografie nel corso della sua vita. Ma il dato più incredibile è che


la maggior parte di questi scatti non furono mai sviluppati.

Perché?


Non lo sappiamo con certezza. Forse per mancanza di mezzi, o mancanza di tempo, o semplicemente perché il riconoscimento pubblico non le interessava.


Il suo archivio è rimasto per anni chiuso in scatoloni, sballottati e sparpagliati tra depositi e garage, fino a quando, nel 2007, un giovane collezionista di nome John Maloof acquistò per pochi dollari alcune scatole di negativi durante un’asta di beni non reclamati a Chicago.


Maloof cercava immagini per un progetto di ricerca storica, ma quando sviluppò i primi rullini, si rese conto di aver scoperto qualcosa di straordinario: fotografie di una qualità incredibile, capaci di raccontare la vita urbana con una sensibilità fuori dal comune.


Tuttavia, la comunità fotografica inizialmente non accolse il suo lavoro con entusiasmo. Alcuni critici erano scettici: com’era possibile che un talento del genere fosse rimasto nascosto così a lungo?


Con il tempo, però, la potenza visiva delle sue immagini conquistò il pubblico e le gallerie d’arte, fino a renderla una delle street photographer più riconosciute della storia.


Vivian Maier / Chicago 1961
© Vivian Maier / Chicago 1961/Maloof Collection, Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York

Aneddoti e Misteri di Vivian Maier

Maier era una figura enigmatica, e molte storie sulla sua vita alimentano il mito attorno alla sua personalità.

  • L’ossessione per i giornali: accumulava quotidiani fino a riempire intere stanze, come se volesse documentare tutto ciò che accadeva nel mondo.

  • Le interviste registrate: camminava per le strade con un registratore, facendo domande su politica e società a sconosciuti.


Il Suo Rapporto con l’Identità e l’Autoritratto

Una delle caratteristiche più affascinanti del lavoro di Vivian Maier è il suo rapporto con l’identità. Spesso si autoritraeva, ma lo faceva in modo non convenzionale, non come potremmo fare oggi con un selfie: non posava direttamente davanti alla macchina fotografica, bensì appariva nei riflessi delle vetrine, nelle ombre allungate sui muri o in composizioni specchiate. Era un modo per affermare la sua presenza pur rimanendo nell’anonimato, quasi come se stesse cercando di raccontare sé stessa senza esporsi completamente. Pensandoci bene, un atteggiamento assolutamente coerente con il fatto che non abbia mai sviluppato la gran parte delle sue pellicole. Chissà cos’era per lei la fotografia, e quale rapporto aveva sotteso con essa.


Vivian Maier / New York 1956
© Vivian Maier / New York 1956/Maloof Collection, Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York

Composizione e Scelte Estetiche

La forza delle fotografie di Vivian Maier risiede anche nella sua straordinaria capacità compositiva. Utilizzava sapientemente la luce naturale, sfruttava i contrasti tra ombre e luci intense e giocava con prospettive insolite. La sua predilezione per il formato quadrato della Rolleiflex le permetteva di costruire immagini equilibrate e visivamente molto accattivanti. Dalle sue immagini si evince chiaramente che era interessata a catturare il fluire della vita quotidiana, con una spontaneità quasi cinematografica, con una compostezza e un rigore formale impressionanti, pur rimanendo discreta e documentaristica.


Il Dilemma Etico della Sua Scoperta

Uno dei dibattiti più accesi sulla scoperta di Vivian Maier riguarda l’etica della pubblicazione delle sue immagini. Visto che non ha mai mostrato il suo lavoro a qualcuno, e in qualche modo ha rinunciato a portare alla luce i suoi scatti, viene naturale chiedersi:


Vivian Maier / Chicago
© Vivian Maier / Chicago/Maloof Collection, Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York

Siamo sicuri che avrebbe voluto questa fama? Siamo sicuri che avrebbe voluto mostrare al mondo le sue fotografie?

Siccome non c’è traccia di questo tra le sue cose, non è poi una domanda così banale.

John Maloof ha investito anni per organizzare e promuovere l’archivio di Vivian Maier, ma ha anche affrontato numerose critiche che continuano tutt’oggi:


Pubblicare il lavoro di un’artista che non ha mai cercato il riconoscimento è giusto? 

La risposta non è semplice, ma il risultato è che oggi la Maier è riconosciuta come una delle più grandi fotografe della storia, anche grazie ai fenomeni di speculazione che, successivamente alla scoperta del suo archivio, hanno visto coinvolti soggetti diversi, da paesi diversi del mondo, nel tentativo di sfruttare economicamente la sua storia e le sue immagini.


Vivian Maier / New York 1967
© Vivian Maier / Chicago 1967/Maloof Collection, Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York

Vivian Maier è la prova che il talento può nascondersi ovunque, persino nella quotidianità di una tata che scatta fotografie per sé stessa, ma anche che la fotografia non ha sempre bisogno di fatti eccezionali. La storia della Maier ci ricorda l’importanza di guardare il mondo con occhi curiosi e di catturare la bellezza anche nelle cose più semplici di tutti i giorni.

 

Se volete approfondire la figura e il lavoro di Vivian Maier, vi lascio qui di seguito i link di alcuni libri molto interessanti che approfondiscono questa enigmatica figura.


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